Elizabeth Jaffee, MD: Eroe medico della salute 2018, scienziata

Scienziato 2018: Elizabeth Jaffee, MD

Di Stephanie Watson Dagli archivi del medico

All'età di 8 anni, Elizabeth Jaffee, MD, perse il suo prozio per un cancro ai polmoni. "Mi ha colpito molto il fatto che una persona che conoscevo e che mi piaceva fosse morta", racconta. Quella perdita e il fatto di accompagnare la zia alle raccolte di fondi dell'American Cancer Society hanno gettato i semi di una carriera nella ricerca sul cancro.

Alla fine degli anni '70 e all'inizio degli anni '80, quando era una studentessa della Brandeis University, Jaffee è rimasta affascinata dall'immunologia, un'area di ricerca medica in crescita che utilizza il sistema di difesa dell'organismo per combattere le malattie.

"Ho sempre pensato che il sistema immunitario potesse riconoscere il cancro e ucciderlo. Anche se era ancora presto, stavo leggendo alcune ipotesi", racconta Jaffee. "Mi ha entusiasmato molto. Ho iniziato a pensare: 'Diventerò un oncologo'".

All'epoca, la chemioterapia era una delle poche armi a disposizione dei medici contro il cancro. La chemio offriva ai pazienti un po' di tempo in più, ma al prezzo salato di effetti collaterali tossici. Jaffee ha dedicato la sua ricerca allo sviluppo di terapie immunitarie che avrebbero migliorato le prospettive delle persone affette da cancro senza farle ammalare.

"Non volevo solo dare speranza alle persone, ma non volevo causare loro disagio. Volevo dare loro speranza con una buona qualità di vita", dice l'autrice.

Una delle sue ricerche si concentra sui vaccini che spingono il sistema immunitario a individuare e distruggere il cancro. Jaffee detiene sei brevetti di vaccini contro il cancro, tra cui quelli per il cancro al pancreas, al colon e al seno. I progetti in corso includono vaccini progettati su misura per colpire mutazioni specifiche nei tumori di una persona e un nuovo trattamento per rallentare la diffusione del cancro al pancreas.

Jaffee afferma che la ricerca ha trasformato tumori un tempo mortali in malattie croniche. Spera che le innovazioni future rendano più tumori gestibili e, un giorno, addirittura prevenibili: "È un obiettivo un po' più lungo, ma credo sia raggiungibile".

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